Liberamente tratto da un diario qualunque (17 parte)

Amanda era arrivata con 45 minuti di ritardo.

Finita l’Università i ritardi delle persone li prendevo con filosofia, bastava ripensare alle attese spasmodiche prima di essere chiamati per l’esame e all’ansia che cresceva fino al momento in cui il Prof. scandiva il tuo nome, per fortuna le attese, adesso, non erano scandite da tanta apprensione.

La vidi apparire con 2 buste ed un sorriso smagliante, e spense preventivamente le polemiche (che io non avrei fatto) dicendo: Ma dove l’hai lasciato il cellulare?? Ti avevo chiamato per avvertirti che ritardavo un pochino e l’ho trovato staccato.

– Riposa in albergo il mio cellulare, ma non fa niente figurati e poi anch’io ero arrivato un pò in ritardo all’appuntamento (bugia pietosa).

– Davvero non sei arrabbiato??

– Per nulla

Mi premio con un bacio sulla guancia e con delle feste che avevo visto fare solo a certi cani molto socievoli.

Amanda mi aveva,poi, mostrato oltremodo fiera i suoi acquisti tra cui avevo notato una camicetta nera tipo vedo non vedo che giurerei di aver visto migliaia di volte nelle vetrine più comuni della mia città.

Certo, avrei fatto meglio a non farglielo notare visto che la sua risposta fu: Ma che dici?? si vede che di moda non capisci nulla.

– Lascia stare dai, ora che hai iniziato con lo shopping la città ti interessa ancora visitarla?

– Ai suo ordini capitano.

– Fanculo Amanda.

Per un ora aveva mantenuto la parola, si era mostrata colpita dalla maestosità del Duomo di Colonia e, come me, ne aveva apprezzato quel colore meraviglioso conferito al bianco dallo smog, e si era lasciata convincere a salire gli interminabili scalini che portavano in cima al Duomo lasciando agli altri turisti le comodità (a pagamento!) dell’ascensore.

Certo, un pochino l’avevo sfidata dicendo: sono sicuro che la Signorina non avrà le forze per salire lì a piedi.

Francamente le forze stavano iniziando a mancare a me dopo circa 150 scalini, e la mente era andata a qualche anno prima quando non avevo avuto alcuna difficoltà a salire sino in cima.

Arrivati in cima e apprezzato il meraviglioso panorama, prima di affrontare la discesa a piedi ci eravamo seduti e lei aveva steso le sue meravigliose gambe su di me per stiracchiarle un pochino.

In quel momento la scelta di Amanda come compagna di viaggio mi era sembrata davvero inevitabile e più le sfioravo le gambe e più i miei pensieri volavano in altre direzioni, eh sì stanotte avremmo dormito nella stessa camera, letti separati ma a 2 metri di distanza.

– Vabbè mi hai toccato le gambe abbastanza, ora possiamo iniziare a scendere che mi è venuta una certa fame e una certa sete.

Questa frase mi aveva bruscamente riportato alla realtà ma tra pochi minuti avrei riassaporato la meravigliosa Kolsch, la birra alla spina più buona che avevo assoporato in vita mia.

Liberamente tratto da un diario qualunque (17 parte)ultima modifica: 2008-02-19T17:02:19+01:00da erozero77
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4 pensieri su “Liberamente tratto da un diario qualunque (17 parte)

  1. Si fa sempre più intrigante il racconto, vedo una Amanda tra alti e bassi di cortesia per compiacerti o per indispettirti, che sia la sua tattica di approccio???
    Ho i miei dubbi, staremo a vedere come procede…
    Ciao Erozero e buona serata!

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